“Sostenibilità”, “responsabilità aziendale” ed “ESG” sono termini usati frequentemente per identificare la nuova consapevolezza – acquisita sia dalle aziende che dagli investitori – della necessità di riformare il modo in cui percepiamo e modelliamo l’economia mondiale. Vi è un consenso sempre più ampio sul fatto che i board societari non debbano più rispondere solo agli azionisti, ma siano altresì tenuti a bilanciare anche gli interessi dei soci minori al fine di perseguire uno sviluppo economico più sostenibile.
Allo stesso modo, gli investitori istituzionali dovrebbero svolgere un ruolo propulsore verso il cambiamento nel modo in cui vengono condotte le imprese, spingendo le grandi aziende a conformarsi agli standard ambientali e sociali internazionali, e promuovendo attività eticamente motivanti sul lungo termine.
Il cambiamento climatico, la desertificazione, l’estinzione della fauna selvatica, le malattie e lo sfruttamento sul luogo di lavoro sono solo alcuni delle pesanti ripercussioni ambientali e sociali derivanti dalle attività economiche umane e che devono essere superate se vogliamo “soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità per le generazioni future di fare lo stesso” (Rapporto Brundtland del 1987).
ESG e sentiment online
Le questioni ambientali hanno guadagnato grande attenzione nell’ecosistema digitale. In particolare, nel 2017 i contenuti relativi ai cambiamenti climatici sono stati tra i più condivisi online, seguiti da inquinamento, energia pulita, emissioni di anidride carbonica e emissioni di obbligazioni verdi.
Dall’analisi dei trend online tramite gli Alternative Data, è risultato che nel 2017 la figura di Donald Trump è stata spesso associata a quasi tutti gli argomenti ambientali analizzati. Al contrario, figure politiche come Barack Obama o Narendra Modi vengono viste in prima linea nella lotta a favore della sostenibilità ambientale.
Aziende come Tesla, Apple, Walmart e Shell sono positivamente collegate alle questioni ambientali, in opposizione invece a ExxonMobil che sembra essere percepita come una delle società più inquinanti. Ancora, comportamenti incongruenti di noti ambientalisti – come Leonardo Di Caprio e Al Gore – hanno acquisito un’attenzione digitale rilevante.
Considerato la diffusione dei social e la frequenza con cui vengono utilizzati, ignorare queste informazioni significa creare un gap competitivo.
Multinazionali e mondo finanziario: alla ricerca dell’etica
Le società, in particolare le grandi multinazionali, svolgono un ruolo chiave nello sviluppo del nostro futuro sistema economico, nella misura in cui possono determinare come le risorse naturali vengono impiegate nella produzione di beni, adottando soluzioni innovative e sostenibili. Di conseguenza, oggi le società dovrebbero essere più trasparenti in merito alle tematiche ESG, divulgando informazioni non finanziarie in rapporti specifici.
La finanza ha un ruolo importante da svolgere nella promozione di un capitalismo più sostenibile, poiché le istituzioni finanziarie possono spingere per una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, in quanto principali fornitori di finanziamenti.
Le autorità di vigilanza e i regolatori finanziari hanno già dimostrato una crescente consapevolezza della materialità delle questioni sostenibili.
Ad esempio, nel dicembre 2015, il Financial Stability Board ha istituito la Task Force sulle informazioni finanziarie relative al clima con lo scopo di aiutare le imprese a capire che cosa vogliono i mercati finanziari dalla comunicazione aziendale, al fine di misurare e rispondere ai rischi dei cambiamenti climatici. La Task Force funziona anche come meccanismo che allinea le pratiche di divulgazione delle imprese con le esigenze degli investitori.
Alternative data e sviluppo sostenibile
Sono molte le organizzazioni internazionali che spingono per un ampio uso dei Big Data, al fine di integrare e sostenere iniziative di sviluppo sostenibile. Nel novembre 2014 il “Gruppo Consultivo di Esperti Indipendenti” per la data revolution e lo sviluppo sostenibile (IEAG), su richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite, ha pubblicato il rapporto “Un mondo che conta. Mobilitazione della rivoluzione dei dati per lo sviluppo sostenibile”.
Nel rapporto, il Gruppo spinge per “… rendere accessibile la data revolution a tutte le persone del pianeta, al fine di monitorare i progressi, rendere i governi responsabili e promuovere lo sviluppo sostenibile. Informazioni più diversificate, integrate, tempestive e affidabili possono portare a un migliore processo decisionale, e a ricevere un feedback dai cittadini in tempo reale. Tutto ciò a sua volta consente alle persone, alle istituzioni pubbliche e private e alle aziende di fare scelte che fanno bene a loro e al mondo in cui vivono”.
L’IEAG ha formulato raccomandazioni specifiche su come affrontare il data mining per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile:
- Promuovere l’innovazione per colmare le lacune nell’analisi dei dati.
- Sfruttare le risorse per superare le disuguaglianze tra paesi sviluppati e in via di sviluppo e livellare il gap all’accesso ai dati.
- Leadership e coordinamento per consentire alla rivoluzione dei dati di svolgere appieno il proprio ruolo nella realizzazione dello sviluppo sostenibile. Con la pubblicazione, nel 2015, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), diventa ancora più importante utilizzare gli alternative data per identificare e monitorare le ingiustizie, le disparità, le discriminazioni e le esigenze nelle comunità e affrontare politiche governative e aziendali.