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Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile e la Finanza

FinScience

di Eugenio Ciamprone

A partire dal 2015, con la sottoscrizione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell’ONU e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, la sostenibilità sociale e ambientale è diventata una priorità assoluta nell’agenda di politica economica e finanziaria dell’Unione Europea.

L’Unione Europea infatti, si è impegnata a raggiungere entro il 2030 gli obiettivi di riduzione di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990, di portare la quota di consumo energetico soddisfatto da fonti rinnovabili almeno al 32% e di migliorare l’efficienza energetica di almeno il 32,5%. Tutto ciò significa una transizione verso una crescita economica circolare ed ecologica che si basa su soluzioni rinnovabili a basse emissioni di carbonio e ad elevata efficienza energetica.

Per garantire il raggiungimento di tali obiettivi entro il 2030, la Commissione europea ha stimato un deficit annuo di investimenti pari a 180 miliardi di euro che difficilmente potrà essere finanziato dal solo settore pubblico. Per questo motivo, al fine di orientare gli investimenti verso una transizione “green“, si prevede per il prossimo decennio un grande afflusso di capitali privati per effetto anche di un quadro normativo e politico favorevole.

Nel 2018 la Commissione europea ha pubblicato il Piano d’Azione per finanziare la crescita sostenibile fissando dieci proposte volte a orientare gli investimenti verso progetti sostenibili, gestire in modo più efficace i rischi finanziari che derivano dal cambiamento climatico, migliorare la trasparenza e incoraggiare un approccio di lungo periodo nelle attività finanziarie.

I dieci punti del Piano riguardano l’introduzione di una “tassonomia” europea per la finanza sostenibile, ovvero un sistema condiviso di definizione e classificazione delle attività economiche sostenibili, la creazione di standard e certificazioni di qualità per i green bond, con l’obiettivo di garantire la credibilità del mercato e rafforzare la fiducia degli investitori e l’incremento degli investimenti verso infrastrutture sostenibili.

Inoltre, il Piano prevede la modifica delle Direttive MiFID II e IDD e le linee guida ESMA sulla valutazione di adeguatezza dei prodotti al fine di includere le preferenze dei clienti in materia di sostenibilità nell’ambito dei servizi di consulenza, una maggior trasparenza nelle metodologie adottate nella costruzione dei benchmark di sostenibilità ed una maggior integrazione dei criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG) da parte dei Consigli di Amministrazione  con l’adozione di un approccio di lungo periodo nei processi decisionali.

La strategia europea per la Finanza Sostenibile

Riguardo i punti del Piano d’Azione appena citati, nel 2020 l’Unione Europea ha concluso alcune importanti iniziative per la finanza sostenibile.

La prima è l’approvazione del Regolamento Tassonomia, il quale istituisce un sistema unificato di classificazione delle attività economiche al fine di favorire un linguaggio comune per gli investimenti sostenibili, consentendo di classificare un’attività economica come “sostenibile” qualora contribuisca ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali approvati senza danneggiare nessuno degli altri e nel rispetto dei diritti umani e dei diritti fondamentali nel lavoro.

I sei obiettivi ambientali definiti dal Regolamento sono la mitigazione dei cambiamenti climatici, l’adattamento ai cambiamenti climatici; l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine, la transizione verso un’economia circolare, la prevenzione e riduzione dell’inquinamento e la protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

La seconda iniziativa riguarda il Regolamento Disclosure, che definisce gli obblighi relativi all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (i requisiti di informativa riguardano sia i partecipanti ai mercati finanziari e consulenti finanziari sia i prodotti ESG e non ESG).

Infine, ma certo non per importanza, il Regolamento Benchmark che introduce due nuovi benchmark: il primo identifica un parametro per la transizione climatica mentre il secondo un portafoglio di investimento. Nel secondo caso, ad esempio, rientrano nel benchmark le sole imprese allineate al target di contenimento dell’aumento della temperatura entro 1,5°C in linea con quanto previsto nell’Accordo di Parigi.

L’investimento sostenibile di lungo periodo

Per le società, dunque, sarà fondamentale allineare le proprie strategie di sostenibilità aziendale ai Sustainable Development Goals (SDG) dell’Agenda ONU e al Piano d’Azione stabilito dall’Unione Europea. Tra questi, come riportato in precedenza, un approccio all’investimento sostenibile di lungo periodo accompagnato da una maggior integrazione dei criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di corporate governance (ESG).

Saranno necessari per le aziende modelli di analisi delle performance ESG, ovvero di misurazione della sostenibilità, che garantiscano alle stesse un corretto posizionamento rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 e di conseguenza una crescita di valore e profitti nel tempo.

La valutazione della sostenibilità aziendale può essere fatta attraverso l’utilizzo degli Alternative ESG, un’analisi della combinazione dei dati interni (dati tradizionali, pubblicati dalle aziende stesse) con i dati “alternativi” esterni (dati generati dagli stakeholder sul web) che aiuta le aziende nel posizionamento rispetto agli impegni di sostenibilità e performance ESG.