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Impact investing: quando la finanza è a supporto dell’impatto socio-ambientale

Guido Ferrarini

Per lungo tempo, l’attitudine alla filantropia e quella agli investimenti sono state analizzate secondo una logica contrapposta: una sostiene il cambiamento sociale, l’altra il guadagno finanziario. L’idea stessa che entrambe potessero coesistere all’interno del medesimo business (offrendo un ritorno finanziario e al contempo una ricaduta sociale positiva), era anzi vista fino a poco tempo fa come inverosimile dalla maggior parte dei filantropi e degli investitori. Oggi, non è più così.

Con l’espressione “impact investing”, ci si riferisce a quelle operazioni di finanziamento in favore di organizzazioni, società e fondi fatte con l’intento di generare un impatto sociale e/o ambientale, unitamente a un ritorno economico.

L’impact investing oggi si sta diffondendo come uno strumento promettente sia per gli investitori tradizionali che per i filantropi. Alcune stime valutano l’attuale mercato in circa 9mila miliardi di dollari nei soli Stati Uniti.

Viste le cifre in ballo, è comprensibile la grande rilevanza che questa forma di investimento ha assunto oggi. Le aziende che ricevono capitali così connotati riferiscono agli investitori sia in termini di obiettivi sociali che di margini di profitto. Anche se è possibile che si realizzino dei risultati inferiori rispetto alle stime di mercato tradizionali, gli investor si aspettano comunque di recuperare almeno il capitale iniziale: ogni operazione ha una propria timeline unica, con obiettivi sia sociali sia di profitto.

Se è vero che la definizione fornita precedentemente lascia spazio a un’ampia gamma di scenari differenti, la nota comune è l’intenzione dell’investitore di coniugare sia obiettivi socio-ambientali che di rendimento finanziario.

Naturalmente, tutti gli investimenti hanno un impatto sulla società che può essere sia positivo che negativo; ma mentre vi è un consenso generale sulle metriche utilizzate per valutare il Return of Investment (ROI), un impact investor ha necessità di misurare anche (e in primis) l’impatto sociale; la ricaduta ambientale e i suoi effetti non sono per lui delle conseguenze casuali, in quanto porta avanti intenzionalmente investimenti che abbiano come scopo quello di generare un impatto sociale di carattere positivo.

I criteri selettivi

L’impact investing si rivolge a potenziali investitori interessati a un bilanciamento tra business e attività benefiche. Questo presuppone l’esistenza di molte strade diverse attraverso cui è possibile dare vita a un investimento mirato a un cambiamento positivo.

Per scegliere dove indirizzare le risorse, ci si può basare sui seguenti quattro punti chiave:

  1. L’impact investing presuppone un approccio socialmente responsabile. Per questo motivo, non è coniugabile con investimenti che causano danni ambientali, così come è lontano da business nocivi per la salute come il tabacco, le armi da fuoco o l’alcol. Un impact investor eviterà anche di finanziare pratiche che sono in conflitto con le sue credenze religiose o convinzioni etiche.
  2. L’oggetto dell’investimento deve essere sostenibile. Gli indicatori ESG delle società destinatarie devono essere eccellenti. La ricerca si concentrerà ad esempio su compagnie che promuovono la sostenibilità del proprio business, che incoraggiano e misurano la responsabilità sociale d’impresa (CSR), oppure che magari sono leader del commercio equo o nella sicurezza dei lavoratori.
  3. Un’altra discriminante può essere di natura tematica: si può scegliere di investire in opportunità focalizzate su temi sociali o ambientali, ad esempio intervenire sui cambiamenti climatici, sull’uguaglianza dei generi o sulla tutela della salute.
  4. Impact first: nell’impact investing le ricadute desiderate in ambito sociale o ambientale occupano un posto di rilievo nel processo valutativo: si può mirare a migliorare l’educazione dei bambini, oppure a dare un tetto a chi vive per strada o a portare l’acqua potabile la dove ancora manca. In ogni caso, a differenza della semplice filantropia la valutazione del ritorno economico è comunque importante.

I vantaggi dell’impact investing

L’impact investing è un potente strumento, utile anche per sfruttare a pieno le donazioni filantropiche. I rendimenti degli investimenti possono essere riutilizzati più e più volte per compensare l’impatto, permettendo al contempo ai donatori una maggiore libertà e flessibilità per testare metodi innovativi e ottenere un ritorno finanziario.

I donatori lo usano per dare nuova vita o integrare la loro strategia filantropica. Molti riportano grandi soddisfazioni dopo aver incorporato l’impact investing in una riprogettazione del loro approccio al cambiamento sociale. Se applicato a specifiche cause sociali, l’impact investing ha anche il potenziale per portare più capitale e seguire strade alternative.

Alternative Data e impact investing

C’è grande interesse da parte degli investitori sugli alternative data riguardanti le aziende; l’idea di base è che si possano cercare strade per sovraperformare rispetto al mercato, riducendo i rischi, aumentando la competitività ma allo stesso tempo conformando la strategia di crescita a dei valori etici.

Gli operatori cercano di investire in un modo che riesca a coniugare adeguatamente il risultato sociale e il ROI, non (o non solo) perché ritengono che sia moralmente la cosa giusta da fare, ma perché costruirà un business migliore.

È questa collisione di mondi intorno a tecnologia, scienza dei dati, intelligenza artificiale, analisi delle prestazioni aziendali e impatto sociale che guiderà il mondo degli investimenti nel prossimo decennio.