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Come l’Artificial Intelligence ottimizza il lavoro di consulenti finanziari e private banker.

FinScience

Immagina di arrivare al lavoro al mattino – le luci già accese, la temperatura impostata come piace a te, il caffè pronto e fumante – ed essere salutato da un’assistente che ha passato tutta la notte a preparare un elenco di opportunità per te.

“La tua cliente, Jessica, ha inviato una richiesta di informazioni la scorsa notte sulla recente volatilità che ha colpito il suo portafoglio azionario”, dice Alexa, la tua assistente AI. “Le ho fornito un aggiornamento sul suo saldo e ho condiviso la tua analisi del mercato, ma lei ha altre domande per te. Hai una chiamata programmata per le 10:30. “Ho anche rilevato un’opportunità per Francesco di risparmiare 200 € al mese rinegoziando il suo mutuo. Non hai parlato con lui del tuo report trimestrale. Vuoi che io generi una email su questa opportunità, o ti piacerebbe chiamarlo personalmente?”

Ecco come potrebbe essere la consulenza finanziaria nell’era dell’intelligenza artificiale. Con un computer che gestisce tutto, dalle attività amministrative di back-office alle verifiche regolamentari, dal marketing alla gestione degli investimenti, i consulenti sarebbero liberi di impiegare il loro tempo per espandere le loro attività e servire i loro clienti ancora meglio.

Quelli che fino a poco tempo fa erano solo scenari fantascientifici sono ora oggetto di importanti investimenti da parte di banche e società di intermediazioni finanziarie. Le maggiori aziende considerano l’AI come la chiave per aumentare la produttività dei consulenti, in grado di assisterli nella gestione del loro workflow quotidiano.

L’evoluzione della consulenza automatizzata.

Non è un segreto che l’Artificial Intelligence stia cambiando rapidamente il settore dei servizi finanziari, interessando anche il campo della consulenza.

Diversi fondi patrimoniali offrono servizi di assistenza tramite bot “puri” (nei quali non vi è alcuna componente umana), ad esempio fornendo agli investitori portafogli basati su strumenti automatizzati di profilatura del rischio. I costi contenuti e la semplicità rappresentano degli argomenti convincenti a loro favore, ma di solito non stimolano la creazione di un rapporto fiduciario, il riconoscimento del marchio o l’esperienza personalizzata che gli investitori potrebbero aspettarsi.

Mentre i clienti possono affidarsi a strumenti digitali per operazioni quali controllo, pagamenti e l’impostazione di semplici strategie di investimento, continuano ad aspettarsi che i consulenti umani possano personalizzare le soluzioni in base alla specificità e agli obiettivi di ciascuno di loro. Questo è il motivo per cui molte società di gestione patrimoniale e grandi banche stanno investendo nell’Artificial Intelligence combinandola con l’interazione umana, in una sorta di consulenza ibrida.

Detto questo, sappiamo che i progressi dell’intelligenza artificiale miglioreranno le capacità di consulenza robotizzate, e in una logica successione di eventi ciò si rifletterà anche nel ruolo dell’advisor umano. I miglioramenti nel Cognitive Computing, i Big Data e la Behavior Analytics (ovvero lo studio tramite tracciamento, raccolta e analisi dei dati provenienti dalle attività dei clienti oggetto di monitoraggio) faranno compiere un ulteriore step in avanti all’AI e consentiranno alle macchine di percepire, comprendere, agire e apprendere.

Ciò aprirà rapidamente la strada a tecnologie volte a raccogliere e comprendere le esigenze complesse dei clienti, proporre e implementare soluzioni basate sul comportamento storico del cliente, e spiegare concetti complessi in funzione del particolare contesto di ciascun cliente. In poche parole, una consulenza olistica e personalizzata che potrebbe diventare completamente automatizzata.

Come cambierà il ruolo dei consulenti finanziari a lungo termine?

I sistemi non sono ancora in grado di fornire la profondità di analisi e valutazione che i clienti si aspettano dal proprio financial advisor. Quando si tratta della questione di come consigliare al meglio un cliente che intende investire per garantire i futuri studi universitari del suo bambino, quando in realtà dall’analisi del suo profilo è evidente che dovrebbe puntare a un’integrazione della sua pensione, i programmi di intelligenza artificiale non hanno ancora la capacità di replicare l’intuito, la personalità, la profonda comprensione delle dinamiche familiari del cliente e la motivazione del consulente.

Le complesse normative del settore (i.e.MIFID II), la disinformazione e una semplice paura del cambiamento rappresentano tutti ostacoli all’adozione diffusa della tecnologia. Tuttavia, il più grande rimane la gestione non ottimale dei dati da parte di molte aziende.

In conclusione, è ragionevole supporre che i consulenti saranno in grado di dedicare più tempo alle attività a valore aggiunto relative alle relazioni con i clienti e alla pianificazione finanziaria tout-court, e sempre meno tempo alla gestione del portafoglio.