Il Report ESG appena pubblicato da FinScience sul primo trimestre 2018 evidenzia che sul versante ambientale spiccano in positivo le Big Tech (Apple, Facebook e Alphabet), Siemens, Toyota e Duke Energy Schneider Electric, Abb Ltd-Reg and Panasonic, su quello sociale Starbucks e JP Morgan e su quello di governance Alphabet.
L’acronimo ESG comprende tre istanze di sensibilità sociale. La prima (Environmental) è quella dell’ambiente, dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici, dalle emissioni di CO2, dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua, dagli sprechi e dalla deforestazione. La seconda (Social) include le politiche di genere, i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile. La terza istanza (Governance) è relativa alle pratiche societarie di buon governo, comprese le politiche di retribuzione dei manager, la composizione del CdA, le procedure di controllo, i comportamenti dei vertici e dell’azienda in termini di rispetto delle leggi e della deontologia.
La crescente rilevanza dei criteri ESG nelle strategie di investimento è direttamente proporzionale all’aumento di attenzione delle imprese, ma soprattutto degli investitori istituzionali verso queste materie.
Non si tratta solo di un tema di nuova regolamentazione e compliance né di una questione meramente etica, bensì sempre di più di rendimenti attesi. Alcuni studi hanno evidenziato infatti che chi investe in realtà che curano concretamente e trasparentemente gli aspetti ESG, lo fa perché si aspetta rendimenti più alti correlati a rischi minori. Gli investitori si propongono cioè di identificare i fattori ESG in grado di rappresentare fonti di alpha nel medio-lungo termine, ma l’individuazione deve avvenire prima che questi siano riflessi nel prezzo di mercato.
La vera sfida sta quindi nel riuscire a misurare correttamente i fattori ESG delle aziende.
Gli indicatori ad oggi esistenti hanno però il grande difetto di basarsi quasi esclusivamente su dati forniti dalle aziende medesime, con standard tra loro eterogenei, che di fatto rendono gli indicatori poco utili per un confronto completo tra aziende.
Per mitigare questo aspetto nell’ottica di preparazione della miglior “formula chimica” è possibile affiancare ai dati tradizionali anche la nuova molecola degli Alternative Data, che rappresentano quel sottoinsieme non strutturato ma pubblico dei Big Data di grande valore potenziale anche a livello finanziario. Si tratta ad esempio di tutti i dati provenienti da social, blog, forum, piattaforme di e-commerce, mappe, … Attraverso gli Alternative Data si possono monitorare non solo i segnali con già forte impatto finanziario (i cd “main signal“), ma con un approccio bottom up anche quelli nascenti (cd. “emerging” o “weak signal“) che, se opportunamente pesati, forniscono preziosi insight su un trend in sviluppo ancora non evidente, ma con i presupposti di diventarlo a livello di mercato finanziario.
Ogni segnale informativo non strutturato può essere trasformato in una serie di indicatori di popolarità e sentiment, i quali possono essere utilizzati nei modelli valutativi delle aziende, compresi quelli che seguono criteri ESG.
“L’utilizzo degli Alternative Data – sottolinea Alessandro Arrigo, Co-Fondatore e Direttore Generale di FinScience – e le metriche utilizzate da FinScience hanno quattro vantaggi: copertura molto più ampia, non limitata alle aziende che fanno reporting e non ostacolata dalle differenti modalità utilizzate; capacità di adattarsi a tutte le tipologie di aziende, non solo a quelle dello stesso settore; aggiornamento costante in tempo reale dei dati, invece che annuale come avviene per i bilanci di sostenibilità; presenza di dati storici che consentono di calcolare il rendimento dei singoli fattori in modalità storica e predittiva”.
Utilizzare gli Alternative Data presuppone un approccio algoritmico all’informazione digitale, che richiede competenze specifiche e professionalità uniche. Il fatto che si tratti di dati pubblici non implica automaticamente una facilità nel tradurli in informazioni utili. Per questo FinScience si è dotata di un team di specialisti in grado di coprire tutta la catena del valore degli Alternative Data: selezione intelligente delle fonti dati, trattamento e pulizia del dato, applicazione di algoritmi semantici (NLP) e di machine learning per il calcolo degli indicatori sintetici di popolarità e sentiment relativi a qualsiasi segnale informativo, ESG incluso. Il tutto su scala “big”: oltre 500mila nuovi contenuti alternativi analizzati su base quotidiana.
Il dato di per sé poi non conta nulla se non si dispone della corretta capacità interpretativa dello stesso. Per questo motivo FinScience ha stretto una partnership strategica con il Centre for Law and Finance dell’Università di Genova e il fondatore professor Guido Ferrarini, uno dei massimi esperti internazionali su tematiche di governance e ora studioso della nuova corrente ESG, che ha consentito di realizzare una Guida Alternativa alla Sostenibilità, a cui fanno seguito Report Alternativi ESG su base trimestrale.
“Sin dalla fondazione nel 1996 – ha dichiarato il professor Guido Ferrarini – il Genoa Centre for Law and Finance si è voluto distinguere per l’attività di ricerca concreta al servizio del business. Con FinScience abbiamo trovato un filone ESG nella miniera degli Alternative Data e quotidianamente lavoriamo insieme per estrarre valore informativo per gli investitori e spunti di miglioramento nel reporting e nella comunicazione per le imprese. Siamo convinti di essere solo all’inizio di un bel percorso sostenibile… ed alternativo”.
Il Report appena pubblicato relativo al primo trimestre 2018 evidenzia diversi fattori di impatto sulle tematiche ESG, le quali potranno rappresentare rischi – ma anche opportunità – in un’ottica business.
Dal punto di vista dell’ambiente FinScience ha rilevato una popolarità crescente in relazione alla lotta contro la plastica, soprattutto in un’ottica strettamente legata alla blue economy. Al contempo, la Cina sembra rafforzare sempre più il proprio ruolo di leader nel settore delle energie rinnovabili, il cui prezzo, si ritiene, si ridurrà inesorabilmente, rendendo le stesse sempre più convenienti e accessibili al mercato, e dunque scelta obbligata nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta senza dubbio di una scelta contraria a quella del governo di Trump negli Stati Uniti, dove tuttavia grandi società come Shell, Exxon, Chevron, BP e ConocoPhillips stanno iniziando a pagare il prezzo delle strategie del passato a fronte del nuovo movimento globale di conversione all’energia pulita. Shell, tuttavia, si segnala anche per le nuove iniziative green volte ad una conformazione alle nuove istanze globali. Spiccano in positivo, invece, le Big Tech (Apple, Facebook e Alphabet), ma anche altri colossi industriali come Siemens, Toyota, Schneider Electric, Abb Ltd-Reg and Panasonic e Duke Energy.
Per quel che concerne il tema sociale, gli eventi più discussi nel mondo digitale sono rappresentati dallo scandalo che ha colpito Facebook in materia di protezione dei dati personali e dalle scelte discutibili del governo UK in materia di diritti umani. Non manca un forte interesse poi in tema di diversity (per il quale spicca in positivo JP Morgan) e discriminazione nelle aziende, nonché di remunerazione dei lavoratori (spicca Starbucks in positivo).
Infine, per quel che riguarda le materie di governance, si è rilevata una forte popolarità delle tematiche concernenti la lotta alla corruzione negli USA, seguite da quelle in tema di cybersecurity (in particolare sul popolare lancio da parte di Alphabet di Chronicle), conflitti di interesse (per esempio in riferimento ad alcune ricerche finanziate da Coca Cola), insider trading ed elusione fiscale (spicca NHS in negativo).
C’è grande valore nell’attività di FinScience anche per le imprese.
Nell’intento del legislatore europeo l’integrazione della sostenibilità nelle imprese si sta trasformando da mero requisito di compliance formale a obblighi di trasparenza in un processo che consta di tre fasi: strategia, reporting e comunicazione. L’impresa deve capire innanzitutto come inglobare la sostenibilità nel suo core business (quindi non si tratta di mera filantropia), come fa ad esempio Pirelli che sta modificando la produzione dei suoi pneumatici per migliorare la prestazione delle auto elettriche e tenta di recuperare (e possibilmente di riciclare) tutto il materiale utilizzato per la produzione. La società deve poi saper riportare e valutare nei report non finanziari (e ora sempre di più report integrali) l’impegno profuso e l’effetto della propria strategia sostenibile. Infine l’impresa deve esser capace di comunicare in modo coerente il proprio operato.
In quest’ottica FinScience ha un ruolo importante nell’ambito della prima e della terza fase in particolare:
- per quello che riguarda la strategia, FinScience può essere utile alle imprese per capire quali sono le tendenze in tema di sostenibilità e i problemi più sentiti, suggerendo così come evolvere strategia e core business nella direzione migliore sul lungo termine;
- per quanto riguarda la comunicazione, FinScience può aiutare nel valutarne l’efficacia, misurando il sentiment connesso alle iniziative intraprese.
E questo vale anche per le aziende non quotate e più piccole, che, pur non avendo obblighi particolari, possono sfruttare le soluzioni software ed i servizi ESG di FinScience per finalità di raccolta di capitali o exit.
FinScience è una data-driven tech company indipendente fondata nel 2017 da ex senior manager di Google ed esperti di Alternative Data, i quali hanno unito la loro esperienza digitale con quella finanziaria, rappresentata dagli importanti investitori che stanno contribuendo alla sua evoluzione. FinScience nasce quindi come fusione del mondo della Finanza con quello della Data Science.
Attraverso algoritmi proprietari di Intelligenza Artificiale, FinScience analizza, interpreta e pesa per scopi di investimento gli Alternative Data. In particolare per:
- selezionare segnali forti ed emergenti collegandoli ad attività finanziarie sia in riferimento a singole aziende che a tematiche specifiche (long term alpha generation),
- costruire indici alternativi di investimento in ottica Smart Beta ridefinendo schemi di classificazione tradizionale,
- sviluppare modelli di Portfolio Management e strategie d’investimento su diversi asset finanziari utilizzando sia dati tradizionali che alternativi.